11 - Uomini illustri: Lapi e Perticari
Don Gabucci descrive così il capolavoro fatto realizzare da Agostino Lapi nel 1628 all’ingresso attuale del paese e dedicato a Sant’Egidio, protettore dei lebbrosi degli storpi, delle balie e dei maniscalchi: “ La chiesa di Sant’Egidio per fortuna salvata in parte dai bombardamenti ci si presenta con aspetto severo ed elegante, ora specialmente che è stata allargata la via di accesso al paese. (…)
Quello che attira maggiormente la nostra attenzione è il presbiterio ove fra i quadri del Venanzi domina il superbo e splendente altare in stile barocco, intagliato in legno e tutto dorato a oro di zecchino. Altare che custodisce due tesori e cioè un artistico ed espressivo Crocifisso scolpito in cedro del libano quasi di grandezza naturale lavoro del veneziano Francesco Pianta il giovane ed il quadro in tela su in alto del nostro Cantarini, raffigurante il transito di San Giuseppe ov’è mirabile, oltre il delicato impasto di colori anche lo scorcio ardito che ci ricorda ci ricorda il Cristo morto del Mantegna ”.
Oggi, dopo un attento restauro, mostra la bellezza di un gioello barocco e conserva una raccolta di opere del Venanzi.
per vedere la chiesa con una immagine a 360° si può accedere a questa pagina >>>> del blog di almaloci.com
Vicino alla chiesa c’era un altro piccolo ospedale per pellegrini, come quello già citato nella tappa 2: è possibile che chi passava da quella strada trovasse riparo e potesse entrare in chiesa mentre ferravano i cavalli.
Nell’800 la famiglia Perticari entra in possesso dei beni dei Lapi, la chiesa e anche la villa che sorgeva proprio di fronte e che venne distrutta durante la seconda guerra mondiale. Liverani ne testimonia l’esistenza con uno dei suoi preziosi scorci. Nella villa di campagna Giulio Perticari, il fratello Gordiano e la moglie Costanza Monti venivano spesso lasciando il palazzo a Pesaro per dedicare il tempo alla condivisione dell’amore per la poesia, la musica e la tragedia in uno straordinario teatro all’aperto insieme agli amici Vincenzo Monti, Leopardi, Rossini, Stendhal con i quali condividevano il mito dell’Arcadia, (si veda il walkscape sul Teritorio attraverso gli occhi di Giulio Perticari).
Purtroppo non ci sono più tracce della villa e neppure dello straordinario teatro costruito lungo via Borgo di cui si parlerà nella tappa successiva
Anche tra le piccole case sono scomparse testimonianze importanti, come la bottega davanti alla chiesa dell’orologiaio Iacomani che, come scrive don Gabucci, aveva trasmesso la sua arte paziente e utile a Cafiero Giampaoli.
Qui c’era anche la casa di Mario Franci, il vignettista contemporaneo di cui si è parlato nella tappa 3.
Sicuramente la strada che si apre ai lati della chiesa è oggi molto diversa rispetto al periodo precedente alla seconda guerra mondiale, quando le case sono state distrutte e al suo posto sono sorti piccoli palazzi moderni.